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Il Vaticano attacca Amnesty Stampa E-mail
E' diventata un'organizzazione abortista. La replica: "difendiamo le donne vittime di violenza in trincea". Arcidonna esprime solidarietà e sostegno ad Amnesty International

Arcidonna esprime profondo dissenso per le dichiarazioni
del cardinale Martino, offrendo solidarietà e pieno sostegno ad Amnesty
International per le grandi battaglie in favore dei diritti umani che conduce
in tutto il mondo
. La posizione della Santa Sede dimostra di essere ancora
una volta e sempre più lontana anni luce dalle realtà del nostro
pianeta e consideriamo spropositate, fuori luogo e ottuse le dichiarazioni di
Martino che, sostenuto da chi si professa cattolico e poi fa le guerre nel mondo
seminando la morte in ognidove, continua a parlare di "salute riproduttiva"
o peggio ancora di "cure mediche della riproduzione".


Da LA REPUBBLICA

di Marco Politi, 14 giugno 2007



La Santa Sede rompe i ponti con Amnesty International. Il cardinale Renato Martino,
presidente del Consiglio Giustizia e Pace, annuncia da New York la sospensione
di ogni aiuto finanziario all'organizzazione, che da decenni difende i diritti
umani in tutto il mondo e che lui stesso definisce benemerita. La colpa, secondo
il Vaticano, ricade su Amnesty per la sua scelta di considerare anche l'aborto
un diritto fondamentale da tutelare. "Conseguenza inevitabile di tale decisione
- dichiara il cardinale Martino alla rivista americana National Catholic Register
- sarà la sospensione di ogni finanziamento ad Amnesty da parte delle
organizzazioni ed anche dei singoli cattolici". Il porporato ha soggiunto
che "grazie a Dio non esiste un diritto di aborto internazionalmente riconosciuto
come si deduce dalla conferenza Onu del Cairo sulla popolazione, che ha escluso
l'aborto come mezzo lecito di controllo delle nascite".

Amnesty ha subito replicato: "Non abbiamo mai
ricevuto denaro dal Vaticano o da organi che dipendono dalla Chiesa cattolica".
Proprio a garanzia dell'indipendenza dell'organizzazione lo statuto esclude
la possibilità di ricevere fondi da governi, confessioni religiose, enti
di qualsiasi genere.


La dura presa di posizione vaticana - il cardinale Martino
ha parlato di "rammarico" - si inquadra nell'offensiva globale che
papa Wojtyla ieri e papa Ratzinger oggi conducono contro "l'aborto legale
e sicuro" in tutte le organizzazioni internazionali.


Cinque anni fa il Vaticano, insieme al governo americano e ai paesi islamici,
condusse una lotta durissima per eliminare dal progetto sanitario dell'Unicef
sia la piena educazione sessuale dei minori sia la garanzia dell'assistenza
all'aborto.

Dove il progetto parlava di "servizi medici della riproduzione" (che
includevano l'interruzione delle gravidanze non desiderate), il delegato della
Santa Sede, sostenuto a spada tratta dal rappresentante dell'amministrazione
Bush e dal blocco degli stati musulmani, riuscì a imporre una modifica.
Sicché il testo finale sancì unicamente "cure mediche della
riproduzione".

Recentemente (nel febbraio di quest'anno) papa Ratzinger ha deciso che la Santa
Sede non avrebbe firmato la convenzione dell'Onu sui diritti dei disabili, perché
il documento contiene riferimenti espliciti alla possibilità di abortire
nel caso di feti malformati. Ancora una volta pietra d'inciampo sono stati i
paragrafi dedicati alla "salute riproduttiva". L'ambasciatore vaticano
presso il Palazzo di Vetro ha respinto l'idea che una malformazione del feto
possa essere considerata una "precondizione per offrire o ricorrere all'aborto".

Adesso il cardinale Martino, che tra l'altro guidava la delegazione vaticana
alla conferenza Onu del Cairo nel 1994, accusa Amnesty di "tradire le finalità
istituzionali dell'organizzazione", piegandosi alle pressioni delle "lobbies
abortiste internazionali".

Ma Amnesty respinge decisamente l'accusa di una "svolta
abortista" della propria linea.
Riccardo Noury, portavoce della
sezione italiana, ribatte che l'organizzazione ha deciso
di occuparsi dell'aborto laddove si tratti di garantire il diritto alla salute
delle donne e di tutelare la loro condizione di vittime di aggressioni sessuali
.
La scelta è nata nell'ambito del progetto "Mai più violenza
sulle donne", che ha rivelato la drammatica realtà di tantissime
donne e bambine. Amnesty, specifica Noury, chiede la fine della repressione
penale contro le donne che hanno abortito e il diritto all'aborto per le donne
"vittime di violenze sessuali o incesto" oppure minacciate nella loro
salute. Non sarà, invece, strategia dell'organizzazione lanciare una
"campagna mondiale a favore dell'aborto o della sua legalizzazione generale".
Anzi, Amnesty "non esprimerà giudizi sul fatto se l'aborto sia giusto
o no".


 


 
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