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Referendum procreazione assistita. Andare a votare e votare sì Stampa E-mail

Roma, 12 maggio 2005 – Sui referendum per l'abrogazione totale e parziale della legge n° 40 che limita la fecondazione assistita e vieta la ricerca con le cellule staminali, si gioca una partita importante per il Paese, dove la vittoria del “SÌ” consentirà al Parlamento di migliorare la legge; se dovesse vincere il “NO”, il Parlamento non potrebbe più intervenire e il testo rimarrebbe inalterato. Con la legge n. 40, l’Italia è l’unico Paese civile in cui lo Stato si attribuisce la capacità di operare delle scelte nella sfera intima delle persone, impedisce la ricerca scientifica e nega agli ammalati la possibilità di essere curati utilizzando cellule di embrioni non vitali.

Quali sono gli attori di questa partita? È sicuramente un errore affermare che nel dibattito su questo tema il crinale passa tra laici e cattolici, come se sul terreno di questa legge si misurassero da un lato solo i sensibili sostenitori di un non meglio spiegato diritto alla vita dell’embrione e dall’altro fan del “bambino a tutti i costi” e scienziati che vogliono mano libera in un territorio delicato come la genetica umana.

Il confronto è tra posizioni liberali e posizioni anti-liberali. La legge sulla fecondazione assistita contiene elementi di illogicità eclatante, che poco hanno a che fare con i principi delle fede. È, infatti, difficile da comprendere che si preferisca far morire degli embrioni in frigo piuttosto che usarli per la ricerca e quindi per salvare vite umane.

Raggiungere il quorum al referendum è decisivo. Arcidonna, che si batte per l’abrogazione totale della legge n° 40, ad un mese dal voto, ritiene fondamentale anteporre al dibattito sulla procreazione assistita (che ha purtroppo creato una comunicazione poco comprensibile per la gente) l'importanza fondamentale dell’istituto del referendum.

Valeria Ajovalasit, presidente di Arcidonna: “Gli appelli all’astensione su questo referendum, mi comunicano un senso di profonda sfiducia nei cittadini. Se il referendum è un istituto che giustifica la sua natura proprio nei casi che toccano i diritti e le libertà di ogni singolo individuo, andare a votare significa affermare e salvaguardare anzitutto la libertà e diritti degli individui. Così è stato nel divorzio, nell’aborto e così mi auguro possa essere nel caso della legge sulla fecondazione assistita, una legge che viola in diversi punti la libertà riproduttiva della coppia e la libertà personale della donna”.

L’occasione referendaria è anche e soprattutto l’occasione di un confronto democratico, nel corso del quale, coscienze, valori e culture possano confrontarsi e crescere e dove conta e “pesa” l’opinione di ogni singolo cittadino.

Valeria Ajovalasit: “Chiunque sia contrario all’abrogazione della legge n° 40 ha pieno diritto ad intervenire sul tema motivando il proprio “NO”. Stupisce, in particolare, l’invito all’astensione, seppur legittimo, della Chiesa, perché trasla il piano del dibattito da quello dei valori, sui quali e necessario che si confronti il Paese, a quello delle astuzie regolamentari, che poco hanno a che fare con i principi della fede e con la libertà degli individui”.


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