ABORTO, ALL'ONU LE ONG EUROPEE FIRMANO UN DOCUMENTO CONTRO LA MORATORIA DI FERRARA Print
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Successo di Arcidonna alla 52esima sessione della Csw delle Nazioni Unite. A firmare il testo di condanna all'iniziativa del giornalista italiano ventidue associazioni femminili europee e la Cgil

Una mozione di condanna alla moratoria internazionale sull'aborto di Giuliano Ferrara. E' quella che è stata firmata ieri pomeriggio al Palazzo di Vetro dell'Onu dalle principali ong europee che lottano per i diritti delle donne. A presentarla è stata Arcidonna nel corso della 52esima sessione della Csw, la Commissione sullo status delle donne delle Nazioni Unite, che si sta svolgendo in questi giorni a New York.

La mozione, che sarà discussa nei prossimi giorni con tutte la associazioni della Csw, è stata accolta con grande interesse. Ventidue ong europee, tra Germania, Francia, Olanda, Gran Bretagna, Italia e organizzazioni transnazionali, hanno già firmato il documento e hanno preso l'impegno di promuoverlo presso le altre associazioni femminili del proprio paese d'origine. Tra questa c'è anche la Cgil.

«Si tratta di un grande successo politico – dice Valeria Ajovalasit, presidente di Arcidonna – Se Giuliano Ferrara sta cercando di promuovere la sua battaglia a livello internazionale, questa è la risposta delle ong femminili dell'Onu. L'interruzione volontaria di gravidanza è una conquista su cui non si può tornare indietro. I diritti e le libertà delle donne non si toccano».

Ecco il testo della mozione

MOZIONE CONTRO LA MORATORIA SULL'INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA DI GIULIANO FERRARA

«Nel 1978 in Italia fu compiuto un grande passo in avanti sulla via della difesa dei diritti e delle libertà individuali: il Parlamento approvò la legge che legalizzava l'interruzione volontaria di gravidanza, fino ad allora considerata un reato. Oggi, a trent'anni di distanza, questa fondamentale conquista è oggetto di un attacco senza precedenti da parte di numerosi settori delle gerarchie ecclesiastiche, di esponenti politici e di un copioso stuolo di intellettuali e giornalisti, i cosiddetti "laici-devoti".
Tra questi, va segnalato per la sua violenta e provocatoria posizione, il giornalista Giuliano Ferrara, direttore di un giornale politico di centrodestra e famoso anchorman televisivo, che ha avanzato la proposta di una "moratoria internazionale contro l'aborto" da far approvare all'Onu, sulla falsa riga dell'importante moratoria contro la pena di morte di cui l'Italia è stata fiera e coraggiosa alfiere.
Supportato dalle potenti lobby teocon italiane e da influenti esponenti del Vaticano, Ferrara sta persino presentando una propria lista elettorale in vista delle elezioni nazionali di aprile. Una lista "pro-life", con un programma estremamente sintetico e riassumibile in un solo punto: la revisione totale – ed eventualmente la cancellazione – della legge sull'aborto del 1978.

Quella di Ferrara, così come iniziative simili (in particolare sul fronte dei diritti delle coppie omosessuali), sta rallentando pericolosamente il processo di laicizzazione del nostro Paese, che sconta ancora un grave ritardo culturale soprattutto per quanto riguarda il ruolo delle donne nell'economia, nella politica e più in generale nella società.
In alcuni ospedali italiani, vi sono casi in cui il 100 per cento dei ginecologi si rifiuta di praticare l'aborto, appellandosi all'obiezione di coscienza e favorendo così il ritorno della piaga degli aborti clandestini e, conseguentemente, mettendo a rischio la vita e la salute di centinaia di donne.

Sto parlando di un Paese che è tra le prime dieci potenze economiche mondiali e che è inserito da secoli del processo di secolarizzazione che ha posto l'Occidente all'avanguardia nella tutela dei diritti civili, sociali e umani e delle libertà individuali. Ma guai a pensare che nel panorama occidentale il caso italiano possa restare un caso anomalo e isolato. La moratoria contro l'aborto di Giuliano Ferrara sta facendo proseliti anche in paesi con una tradizione laica più solida di quella italiana. Dagli Stati Uniti alla Germania, dalla Francia alla Gran Bretagna, in molti hanno risposto all'appello sulla moratoria. Il rischio, quindi, è globale, proprio in un momento in cui la crescita economica di molti paesi in via di sviluppo ha bisogno di essere accompagnata da un processo di implementazione dei diritti e delle libertà delle donne: processo cui questa Commissione è posta a capo.

Per questo, la mia associazione, Arcidonna, da più di vent'anni in prima linea, chiede a voi di sottoscrivere una mozione di condanna alla moratoria italiana contro l'aborto di Giuliano Ferrara, in linea con il nostro comune impegno verso le mete e gli obiettivi contenuti nella Dichiarazione e nella Piattaforma d'Azione sottoscritte a Pechino e nelle Strategie future di azione per il Progresso delle Donne di Nairobi. Così facendo, daremmo un segnale forte e di grande valore civico e sociale proprio in vista della giornata internazionale della donna, trasmettendo al mondo un messaggio di pace e tolleranza chiaro e semplice: sui diritti e libertà delle donne non si può e non si deve tornare indietro».

Prime firmatarie

Arcidonna

Iiav (Olanda)

National Council of Women (Gran Bretagna)

Nawo (Gran Bretagna)

Iaw (Germania)

University women of Europe

International federation of university women

Clef (Francia)

Icjw (Gran Bretagna)

Afem (Francia

Iaw (Francia)

Cefw (Francia)

Wizo (Austria)

Women's Environment & Development Organization

Dwu (Germania)

Ssnds

Sheherazade (Francia)

European women's lobby

WO=MEN (Olanda)

Cgil Fp (Italia)

International mediterranian women forum

International federation of Business and professional women

Fidapa (Italia)

29 febbraio 2008