L'Università italiana non è donna Stampa
Un’inchiesta pubblicata da Il Sole 24 Ore il 12 gennaio 2004 svela come il numero di donne ai vertici del mondo universitario sia oltremodo esiguo.

Fino ad oggi soltanto due donne hanno ricoperto il ruolo di rettore dell’Università: Bianca Maria Tedeschini Lalli, rettore prima dell’Università di Roma Tre dal 1992 al 1995 e poi dell'Istituto universitario di scienze motorie lo scorso anno, e Paola Bianchi De Vecchi, rettore attualmente per la terza volta dell’Università degli Stranieri di Perugia.

Nei 50 atenei, che hanno accettato di partecipare all’iniziativa, le donne rappresentano soltanto l’11,67% dei Presidi di Facoltà, il 12,29% dei Direttori di Dipartimento e il 30,11% dei docenti. L’Università degli Stranieri di Perugia ancora una volta si distingue con il 67,50% di docenti donne, seguita da Siena con il 44,74%.

I numeri si ribaltano fra gli studenti. Secondo i dati Miur 2002/03, il 55% degli iscritti è infatti composto da donne, media ottenuta dal confronto tra percentuali differenti. Le donne appaiono acora oggi privilegiare facoltà umanistiche, come Scienze della Formazione (86,3%), Lingue e Letterature Straniere (85%) e Psicologia (80%), senza disprezzare quelle più strettamente scientifiche, come Farmacia (65%) e Matematica (51%). Ingegneria e Informatica catalizzano invece i progetti di studio dei ragazzi, che rappresentano l'82% degli iscritti.

Si prospettano dei miglioramenti per il prossimo futuro. Probabilmente un’altra donna diventerà a breve rettore. Si tratta di Rita Franceschini, futuro rettore dell’Università Libera di Trento che, come spiega il presidente dell'ateneo Friedrich Schmidt, ha introdotto nel proprio Statuto il principio delle Pari Opportunità. Le studentesse, inoltre, appaiono più determinate e preparate dei loro colleghi e, si spera, riusciranno a portare avanti brillantemente la loro carriera all’interno dell’Università.